Così RiDyamo valore agli oggetti

Un progetto di economia sociale e circolare per gestire un sistema di donazioni in natura provenienti da individui e imprese, devolvendo il ricavato netto a Dynamo Camp.
Il Circular Store RiDyamo, un ampio spazio allestito da KME presso lo stabilimento di Fornaci di Barga (Lucca).

«Il vero viaggio di scoperta non consiste nel cercare nuove terre, ma nell’avere nuovi occhi». Questa riflessione di Marcel Proust ci invita a considerare come il significato delle cose possa trasformarsi, quando cambia la prospettiva con cui le guardiamo. È proprio da questa consapevolezza, dalla capacità di riconoscere nuovi valori in ciò che già c’è, che ha preso forma RiDyamo, un progetto di economia sociale e circolare promosso da KME, Dynamo Camp e Memorabid, per gestire un sistema di donazioni in natura provenienti da individui e imprese, beni di vario genere che vengono poi venduti devolvendo il ricavato netto a Dynamo Camp. «L’idea è nata leggendo la storia della Cooperativa Insieme di Vicenza, che opera con successo da decenni. Fondata da due preti operai, recupera beni donati, mobili, vestiti, oggetti provenienti da cantine e magazzini, li sistema e li rimette in vendita, impiegando anche lavoratori svantaggiati», spiega Marcello Gallo, presidente di KME Italy e principale fautore di RiDyamo. «Il loro lavoro ci ha ispirato anche se il nostro modello diverge molto perché noi non ci occupiamo di gestire i rifiuti. Invitiamo le persone a guardarsi intorno. Nei cassetti, in cantina, in garage, nelle seconde case possediamo oggetti che per noi hanno esaurito la loro funzione, ma che possono ancora avere valore per qualcun altro. È proprio questo valore dimenticato che può trasformarsi in un aiuto concreto per un progetto sociale».

Nella fase di avviamento, gran parte dei beni è stata messa a disposizione da KME (che si contraddistingue per una vocazione alla circolarità anche nel suo business, impiegando per la produzione di semilavorati in rame e nelle sue leghe oltre il 70% di materie prime seconde). L’azienda ha selezionato gli arredi e gli attrezzi di laboratorio più interessanti provenienti dai suoi uffici e dagli stabilimenti sparsi per l’Italia, accumulati nel tempo nei magazzini. «Ci sono scrivanie e armadi degli anni 30-40, vecchie ghiacciaie, originali bilance, macchine per scrivere, tecnigrafi, persino un catamarano da lago. Ma stanno arrivando anche beni da persone che leggono i nostri annunci e si mettono in contatto con noi», prosegue Gallo. «Una signora di Lucca, per esempio, ha donato l’intero arredamento di una casa che doveva vendere. Ci hanno offerto arredi anche da Brescia, Milano, Vercelli…».

Per chi è interessato all’acquisto, gli oggetti sono disponibili nel Circular Store RiDyamo, un ampio spazio allestito da KME presso lo stabilimento di Fornaci di Barga (Lucca), oppure all’asta, sulla piattaforma online dedicata: www.memorabid.com/ridyamo. Chi invece vuole mettere a disposizione di RiDyamo oggetti che non usa più può scattare 3-4 fotografie per ciascuno e inviarle a ridyamo@kme.com. Il team si occupa del resto: dalla valutazione alla pubblicazione, fino al ritiro a domicilio, se necessario. «Quando Dynamo riceve il ricavato della vendita del bene, rilascia poi una certificazione con cui il donatore può ottenere benefici fiscali, portando in deduzione l’importo nella dichiarazione dei redditi», spiega Gallo. La call to action è pensata non solo per gli individui ma anche per le aziende: «Previa trasformazione in impresa sociale, RiDyamo potrebbe offrire loro la possibilità di donare giacenze invendute, o considerate invendibili secondo i loro standard di magazzino, di beni di consumo, come arredamento, complementi d’arredo, lampade, quadri, stampe, libri, biciclette, giocattoli e soprammobili. Per le aziende, sarebbero previsti i vantaggi della legge antisprechi: deducibilità della perdita generata dalla donazione e recupero dell’IVA inclusa nei beni a magazzino.

Gli sviluppi di questo progetto sono affascinanti. «Mi piacerebbe, un giorno, poter mettere la piattaforma a disposizione di altre charity», spiega Gallo. «In questo scenario, le donazioni raccolte andrebbero a sostenere direttamente le loro attività, mentre noi ci limiteremmo a coprire i costi operativi. Un altro sogno è quello di sviluppare a Fornaci di Barga spazi e laboratori dedicati al restauro e al recupero dei beni donati. Questo non solo darebbe una seconda vita a oggetti che altrimenti sarebbero destinati a essere gettati, ma contribuirebbe a creare occupazione».

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