«I cavalli ci prestano le ali che ci mancano. Abbiamo dimenticato come sia strano che un animale così grande, possente e intelligente permetta a un altro ben più debole animale di montargli in groppa». Peter Gray, ricercatore e psicologo americano, ci ricorda quanto speciale sia l’empatia che si instaura tra il cavallo e l’uomo. Lo sanno bene i camper, quando scoprono la straordinaria sensibilità di questo animale grazie a una delle attività di Terapia Ricreativa: l’equitazione. «Abbiamo quattro cavalli avelignesi addestrati per le attività con i bambini all’insegna dell’accessibilità», spiega Mara Luconi, responsabile di quest’area. «Alcuni sono già innamorati dei cavalli e non vedono l’ora di montarne uno, altri invece sono impauriti da tanta possenza. Come sempre, diamo la possibilità di scegliere: chi non se la sente di montare, o chi ha già cavalcato in passato e vuole provare una nuova esperienza, può optare per la passeggiata in carrozza. Nessuno, però, può provare entrambe le attività, perché ci sono camper che per varie problematiche non possono scegliere. Il primo approccio avviene in una struttura circolare che ha una rampa accessibile a chiunque e che consente di accarezzare gli animali stando alla loro altezza».
Gli esemplari avelignesi (o Haflinger) si distinguono per il mantello sauro, la coda e la criniera chiare. Devono il proprio nome al paese di Avelengo, Bolzano (chiamato Hafling in tedesco). A trainare la carrozza, invece, è un frisone femmina con il manto nero, una delle razze equine più antiche in Europa, che ebbe origine in Frisia, tra i Paesi Bassi e la Germania. «Al posto delle tradizionali selle americane o inglesi, per la monta utilizziamo la cosiddetta “Bareback Pad”, precisa Mara. «Si tratta di una sorta di “cuscino da equitazione” che ci permette, all’occorrenza, di montare in due, per esempio quando un bambino vuole salire sul cavallo ma preferisce farlo insieme a un adulto. Mentre aspettano il proprio turno, i camper possono fare amicizia con gli altri animali della fattoria: due capre, un asino e un pony Shetland. Possono spazzolarli, pettinarli e portarli al pascolo». Tante volte al Camp, i cavalli hanno prestato un paio di ali ai bambini. «Una volta uno ci confessò che conviveva con tante paure e, tra queste, c’era anche quella nei confronti di questo animale», ricorda Mara. «Era determinato però a sconfiggere almeno una paura della sua vita e decise di cogliere l’opportunità. Quando concluse l’attività, con le lacrime agli occhi ringraziò la cavalla abbracciandola e baciandola. Per noi è stato meraviglioso. Un altro bambino ci chiese una lista delle cose necessarie ad accudire un cavallo, perché da grande sognava di fare il veterinario e, nel frattempo, voleva esercitarsi. Tornato a casa ha cominciato a frequentare un maneggio. Un adolescente, invece, giorni dopo l’esperienza in carrozza, chiese di andare a salutare la cavalla. L’animale, che si solito si atteggia un po’ a diva, fece un gesto del tutto inaspettato: dal suo box allungò il collo così tanto da riuscire ad appoggiare il suo muso sulla sedia a rotelle del ragazzo: un momento emozionantissimo anche per noi».





