La Terapia che fa bene a tutti

La Terapia Ricreativa Dynamo® ha effetti positivi sia su chi ne beneficia (Camper, Siblings e genitori), sia su chi con professionalità e passione la “somministra” quotidianamente (Staff e Dynamìci). Non è solo un metodo riconosciuto, è un’esperienza che cambia la vita. Ecco alcune testimonianze

E se, in tempi non sospetti, Albert Einstein avesse previsto tutto? «Il gioco è la forma più alta di ricerca», affermò. Ora, sostituendo “gioco” con “divertimento” non otteniamo forse la formula della Terapia Ricreativa, una prassi riconosciuta in tutto il mondo? Una terapia che, attraverso lo svago, valorizza le risorse dei bambini, rinnovando la fiducia in se stessi. L’unica terapia che ha effetti positivi non soltanto su chi ne beneficia (Camper, Siblings e genitori), ma anche su chi la “somministra” con professionalità e passione (Staff e Dynamìci). Ed è proprio ascoltando le loro testimonianze che se ne coglie l’essenza più autentica. Perché, al di là delle definizioni da manuale, sono queste emozioni a unire tutti i pezzi del puzzle, dimostrando che la Terapia Ricreativa non è solo una prassi riconosciuta: è un’esperienza che cambia la vita. 


Luigi Beretta, diciottenne comasco, ha partecipato a diverse sessioni come Camper. «Ognuno arriva a Dynamo con il proprio bagaglio di paure. Io, per esempio, sono sempre piuttosto titubante di fronte alle situazioni nuove», spiega. «Eppure, Staff e Dynamìci riescono a coinvolgerti dal primo istante, riuscendo a far funzionare tutto in modo spettacolare. Molte volte mi sono chiesto come facciano. Credo dipenda dalla grandissima dose di amore e di impegno che viene “somministrata”. Da Camper si percepisce l’attenzione a fare in modo che tutti gli ospiti riescano a partecipare alle attività, nel rispetto delle individualità e dei desideri di ognuno. Ciò che mi ha colpito è la componente di sfida senza elementi di competizione della Terapia Ricreativa: nessuno è obbligato a spingersi oltre, né fa a gara con altri. In questo modo, alla fine tutti sono felici». Luigi ha fatto sua l’esperienza al Camp a tal punto da decidere di intraprendere il percorso LIT per diventare volontario e restituire un po’ di quelle dosi di amore e di impegno che ha ricevuto. «La Terapia Ricreativa mi aiuta anche nella vita perché ho imparato a essere più in ascolto, senza attendere che il prossimo espliciti palesemente i suoi bisogni».


Giada Bardi, 23 anni, di Roma, è stata a Dynamo prima con la sua famiglia, poi da sola. Dalle sue parole schiette emergono le difficoltà che molti Siblings, come lei, sono costretti ad affrontare, perché una patologia in età pediatrica si ripercuote anche sui fratelli e sorelle, che sentono i propri bisogni messi in secondo piano: «Quando è nato mio fratello, mia mamma è stata per due anni in ospedale con lui. Siccome mio padre lavorava, io sono andata a vivere con la nonna. Avevo solo 8 anni, ma ricordo il volto di mia madre cambiare tanto, eppure per anni le ho addossato ogni colpa». La prima volta al Camp, Giada ha fatto proprio come in questa intervista: «Ho deciso di tirare fuori le emozioni difficili e condividerle con sconosciuti, perché mi sono resa conto di non essere l’unica al mondo a vivere una situazione simile. Dynamo ha aiutato molto. L’arrampicata, in particolare, è riuscita a unire la mia famiglia. Io l’ho fatta a occhi chiusi, all’indietro… in tutti i modi! Tornata in casetta, ho scoperto che anche mio fratello era riuscito a finire il percorso e che i miei genitori si erano divertiti». Come Luigi, anche Giada vuole diventare Dynamìca: «Non ricordo tutti i giorni trascorsi a Dynamo, ma gli abbracci e i sorrisi, quelli sì! Riuscire a donare a mia volta anche solo un semplice ricordo mi renderebbe orgogliosa». Lavorando con i bambini come allenatrice di atletica, ha cominciato già ad applicare la Terapia Ricreativa nella vita: «Ho imparato a offrire delle scelte, a proporre lo stesso esercizio con difficoltà diverse, appurando che i bambini si mettono più in gioco e migliorano più velocemente».


Ilaria Buonincontro, 44 anni, la scorsa estate ha portato suo figlio ai City Camp della loro città, Napoli. «Quando finisce la scuola, non è facile trovare luoghi che possano accogliere bambini come Alessandro», confessa. «Ci vorrebbero più Dynamo in giro per l’Italia perché la Terapia Ricreativa non si ferma davanti a nulla, tanto meno davanti al tipo di disabilità. Ai City Camp ho percepito subito una bella atmosfera: si vede che Staff e Dynamìci sono mossi da amore e passione. Come tutte le mamme, però, ero molto in ansia, temevo che mi chiamassero, magari per qualche crisi di pianto, invece, ogni volta che andavo a prendere Alessandro lo trovavo sereno. Il fatto che la Terapia Ricreativa sia pensata anche per i Siblings è davvero bello: si sente spesso parlare di inclusione ma poi sono davvero in pochi a metterla in pratica».


Rocco Mucci, 53 anni, chiede invece permessi al lavoro per vestire i panni del Dynamìco. Non solo al Camp, ma anche ai City Camp di Napoli, sebbene lui abiti a Potenza. «Ho sempre avuto la sensazione che il tempo mi sfuggisse di mano. Da quando ho incontrato Dynamo ho imparato a concedermi del tempo. Così, ogni tanto mi prendo la giornata libera e vado al City Camp di Napoli», rivela. «Trovo meraviglioso che la patologia non costituisca mai un freno allo svolgersi delle attività. I bambini arrivano a dimenticarsi dei propri limiti. Io stesso ormai non li noto più: vedo solo il loro divertimento. Il punto di forza è la collaborazione che si viene a creare nei gruppi. Bambini che inizialmente vorrebbero tornare a casa poi non vogliono più andare via grazie al supporto degli altri. La Terapia Ricreativa, comunque, dà tanto anche a me: ho perso mio padre da piccolo, ho iniziato a lavorare a 18 anni, quindi ho giocato poco nella vita. A Dynamo mi hanno fatto reimparare a giocare. Non scorderò mai l’attività in piscina, per esempio, quando i Camper, trascinandomi nell’acqua, sono riusciti a farmi sentire leggero una piuma… E pensare che sono alto 1,92 e peso 100 chili! Ogni volta che torno a casa mia moglie mi trova felice. Senza dubbio la carica energetica di Dynamo non travolge solo i Camper ma anche noi volontari».


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